Il modo migliore per onorare la memoria di un giornalista è continuare il suo lavoro. È per questo che 18 testate giornalistiche di tutto il mondo, tra cui Repubblica, unico giornale italiano, hanno deciso dopo l’assassinio della giornalista investigativa maltese Daphne Caruana Galizia di dare vita al consorzio “Daphne Project”. Riprendendo i fili delle sue inchieste. E portando avanti le sue storie. Lo hanno fatto in un’inchiesta collettiva durata cinque mesi che sarà pubblicata nelle prossime settimane da tutte le testate che hanno partecipato al progetto.
Daphne aveva affrontato per anni, illuminando i legami opachi tra la Politica e la Finanza nera, la Malta diventata snodo cruciale del riciclaggio nel cuore dell’Unione Europea. La cassaforte discreta e a prova di scasso del denaro frutto della corruzione domestica e internazionale. L’hub dei trasferimenti di denaro da e per le principali piazze off-shore del mondo. La porta di accesso allo spazio comune di sceicchi, satrapi e oligarchi sufficientemente liquidi da comprare una seconda cittadinanza (quella europea, appunto).
Per uno, o forse tutti, di questi motivi il 16 ottobre del 2017 l’auto di Daphne veniva fatta saltare in aria da tre criminali maltesi, mani di ancora ignoti mandanti. Ma si può uccidere una giornalista. Non le sue storie.
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